Ma la miseria morale di Thénardier, di questo borghese mancato, era irrimediabile, ed egli fu in America quello ch'era stato in Europa. Il contatto d'un malvagio basta talvolta per far marcire una buona azione e trarne una cosa cattiva; col denaro di Mario, Thénardier si fece negriero.
Non appena Thénardier fu uscito, Mario corse in giardino, dove Cosette stava ancora passeggiando.
«Cosette, Cosette!» gridò. «Vieni, vieni presto; andiamo! Una carrozza, Basco! Vieni, Cosette! Oh, mio Dio, fu lui che mi salvò la vita! Non perdiamo un minuto; mettiti lo scialle.»
Cosette lo credette impazzito, ma ubbidì.
Egli non respirava più; si metteva la mano sul cuore, per comprimerne i battiti, andava e veniva a grandi passi e abbracciava Cosette: «O Cosette, sono un disgraziato!» le diceva.
Era smarrito. Incominciava a intravedere in Valjean una figura elevata e cupa, gli appariva una virtù incredibile, suprema e dolce, umile nella sua immensità; il galeotto si trasfigurava in Cristo. Era abbagliato da quel prodigio; non sapeva con esattezza quel che vedesse, ma era una cosa grande.
In un momento, una carrozza fu davanti alla porta. Mario vi fece salire Cosette e vi si slanciò.
«In via dell'Homme-Armé, vetturino,» disse, «al numero sette.»
La carrozza partì.
«Oh, che felicità!» fece Cosette. «In via dell'Homme-Armé? Non osavo più parlartene; andiamo a trovare il signor Jean!»
«Tuo padre, Cosette, tuo padre più che mai! Ora indovino, Cosette. Tu mi dicesti di non aver mai ricevuta la lettera ch'io ti mandai per mezzo di Gavroche; sarà caduta nelle sue mani.
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