Egli, Cosette, venne alla barricata per salvarmi e, siccome per lui è un bisogno esser angelo, per strada ne salvò altri: salvò Javert. Mi trasse da quell'abisso per darmi a te, e mi portò sulle sue spalle in quella spaventosa fogna. Oh, io sono un mostro di ingratitudine! Dopo esser stato la tua provvidenza, Cosette, fu la mia. Immaginati che v'era uno spaventoso pantano di fango, da annegarvisi cento volte, da sprofondare nella melma; ed egli, Cosette, me lo fece attraversare! Ero svenuto; non vedevo nulla, non sentivo nulla e non potevo saper nulla della mia avventura. Lo ricondurremo qui, lo prenderemo con noi, voglia o non voglia, e non ci lascerà più. Purché sia a casa! Purché lo troviamo! Passerò il resto della mia vita a venerarlo. Sì, dev'esser così, vedi, Cosette? Gavroche avrà consegnato la mia lettera a lui. Tutto si spiega; capisci?»
Cosette non capiva una parola.
«Hai ragione,» gli disse.
E la carrozza correva.
V • DIETRO LE TENEBRE LA LUCEAl colpo bussato alla porta, Jean Valjean si voltò.
«Avanti,» disse debolmente.
La porta s'aperse, ed apparvero Mario e Cosette. Il primo rimase vicino alla soglia, in piedi, appoggiato contro lo stipite.
«Cosette!» disse Valjean, che si rizzò sulla sedia, le braccia aperte e tremanti, stravolto, livido e sinistro, con una gioia immensa negli occhi.
Cosette, soffocata dall'emozione, cadde sul petto di Jean Valjean.
«Babbo!» disse.
Valjean, sconvolto, balbettava:
«Cosette! Lei! Voi, signora! Sei tu! Oh, mio Dio!»
E, stretto fra le braccia di Cosette, esclamò:
| |
Cosette Javert Cosette Cosette Cosette Jean Valjean Mario Cosette Valjean Jean Valjean Dio Cosette
|