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      E se occorrerà, impiegherò la forza.»
      E, ridendo, fece il gesto di sollevare il vecchio fra le braccia.
      «La vostra camera è sempre pronta, in casa nostra,» proseguì. «Se sapeste com'è bello il giardino, in questo momento! Le azalee crescono benissimo; i viali sono coperti colla sabbia del fiume, con tante conchigliuzze viola. Mangerete le mie fragole: le coltivo io. E niente più signora, e signor Jean; siamo in una repubblica e tutti si danno del tu, nevvero, Mario? Il programma è cambiato. Se sapeste, babbo, che dispiacere ho avuto! Un pettirosso aveva fatto il nido in un buco del muro, e un orribile gatto me l'ha mangiato: il mio povero pettirosso carino, che metteva la testina alla finestra e mi guardava! Ho pianto: avrei ammazzato il gatto! Ma adesso non piange più nessuno: tutti ridono, tutti sono felici. Verrete con noi. Come sarà contento il nonno! Avrete la vostra parte del giardino e la coltiverete; e vedremo se le vostre fragole saranno belle come le mie. Eppoi farò tutto quello che vorrete, e poi dovrete bene ubbidirmi.»
      Jean Valjean l'ascoltava senza sentirla; udiva più la musica della voce di lei, che il senso delle sue parole. Uno di quei lagrimoni che sono le oscure perle dell'anima andava lentamente nascendo nel suo occhio, ed egli mormorò:
      «La prova che Dio è buono, sta nel fatto ch'ella è qui.»
      «Padre mio!» disse Cosette.
      Valjean continuò:
      «È vero proprio che sarebbe incantevole vivere insieme. Hanno gli alberi nel giardino pieni d'uccelli, e andrei a passeggiare con Cosette; è dolce esser persone che vivono, augurandosi il buon giorno, che si chiamano in giardino.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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