Il sepolcro può avere il suo raggio di luce.
Il medico gli tastò il polso.
«Oh, voi gli eravate necessari!» mormorò, guardando Mario e Cosette.
E, chinandosi all'orecchio di Mario, aggiunse a voce bassissima:
«Troppo tardi.»
Valjean, senza cessar di guardare Cosette, osservò Mario e il medico con serenità, e dalle sue labbra uscì questa frase appena articolata:
«Morire non è nulla; non vivere è spaventoso.»
Ad un tratto s'alzò. Codesti ritorni delle forze sono talvolta proprio un indizio dell'agonia; si diresse con passo fermo al muro, scostò Mario ed il medico, che volevano aiutarlo, staccò dal muro il piccolo crocifisso di rame che vi stava appeso e tornò a sedersi, con tutta la libertà di movimento della perfetta salute; poi disse ad alta voce, posando il crocifisso sulla tavola:
«Ecco il gran martire.»
Quindi il suo respiro divenne difficile e gli vacillò il capo, come se lo cogliesse l'ebbrezza della tomba; le due mani, appoggiate sulle ginocchia, si misero a graffiare coll'unghia i calzoni.
Cosette gli sosteneva le spalle e singhiozzava, cercando di parlargli, senza riuscirvi. Si distinguevano, tra le frasi rotte da amare lagrime, parole come queste: «Non abbandonateci, babbo! È possibile che vi ritroviamo solo per perdervi?»
Si potrebbe dire che l'agonia serpeggi: essa va, viene, s'avanza verso il sepolcro e ritorna verso la vita; v'è come un brancolare, nell'atto di morire. Valjean, dopo quella mezza sincope, si riebbe, scosse la fronte come per allontanarne le tenebre e ritornò quasi interamente lucido.
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