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      Ecco appagato in parte il suo desiderio di più copiosi raffronti. Non li ho aggiunti però, tel confesso, per seguirne i suggerimenti, anzi sol perchè m'è impossibile di aver sott'occhi bozze di stampa senza ricamarvi su. Qui, non potendo innovare nel testo, non potendo aggiungervi o modificarlo, mi avanzava solo di fregiarlo d'annotazioni e di corredar le annotazioni di postille. Quanto in ciò sia stato indiscreto, sel sa l'Editore, che ha visto raddoppiata la mole presunta del volume e della cui tolleranza ed arrendevolezza io rimango non men sorpreso che riconoscente[5]. Il D'Ancona mi biasimava anche di avere stenografato senza ritocchi; secondo lui, avrei dovuto fare come i fratelli Grimm e che so io. Ma io non ho voluto; mi piace far sempre a mio modo, perchè fo sol dopo aver maturamente pensato al da fare; mi ripugna il trascinarmi sopra falsarighe tedesche; nè soglio seguire gli esempi altrui, soprattutto poi quando non mi quadrano. Intendevo dar le novelle tali e quali m'erano state racconte, e c'era il suo perchè. Certo, mi sarebbe stato più facile il narrare rifacendo di pianta la dicitura; anzi, con più ci avrei messo di mio nel lavoro e più mi sarebbe tornato agevole e meno avrei trovato nojoso il compito. Ma mi stava a cuore di ritrarre esattamente la maniera, in cui fraseggia e concatena il pensiero il volgo; e non avrei raggiunto lo scopo, colorendo da me, con qualche lieve ritocco, qualche sfumatura, qualche velatura, qualche piccola sostituzione o correzione.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Editore D'Ancona Grimm