Anch'io, sia qui detto tra parentesi, ne ho una numerosa raccolta di più centinaja ne' dialetti delle Provincie meridionali, somministratami da parecchi amici e benevoli. Più anche mi rallegro, sapendo di averti fatta cosa grata, a te, che amo tanto. Felice me, se, quand'io avrò finito di penare e tu sarai ancor fiorente e felice, riprenderai talora con amore questo volume in mano, ripetendo la ingenua preghiera, ch'è scritta sopra un manoscritto del Fiore di filosofi e molti savî, conservato nella Riccardiana di Firenze:
Iddio faccia riposare in paceL'anima di colui, che lo fece,
Questo libretto, che tanto mi piace.[7]
Addio, Gigia mia. Fa di volere un pochino pochino di bene al tuo vecchio amico, il quale, in questi tempi tristissimi, amareggiato dalle sciagure, cui soggiace l'Italia, dalle vergogne, che tollera ed in cui si compiace la patria nostra, stomacato da questa pretesa riparazione e dalla marea fangosa, che cresce sempre, minacciando l'esistenza stessa della Monarchia e dello Stato, diventa ognor più misantropo ed ipocondrico; ma non cessa dall'amarti dal profondo del cuore. Quando ci rivedremo? Addio. Ricordami alla mamma ed alla Marta, allorchè le scrivi.
Roma, 31. X. 76.
Imbriani.
NOTE
[1] La prima edizione della Novellaja fiorentina, formava un volume in sedicesimo di trecensessantasei pagine, oltre l'occhio ed il frontespizio. La Novellaja fiorentina , cioè fiabe e novelline stenografate , in Firenze dal dettato popolare e , corredate di qualche noterella da , Vittorio Imbriani.
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