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      [7] Curiosissima sarebbe una raccoltina di tutti i versicoli, che s'era prima soliti a scrivere da' proprietarî su' frontespizî de' manoscritti e de' libri a stampa. Qui mi basta citar una quartina, che si legge sopra un codice modanese del Decameron:
     
      Tu, che con questo libro ti trastulli,
      Rendimel tosto e guardal da' fanciulli;
      E fa con la lucerna non s'azzuffi,
      Se tu non vuoi, che nell'olio s'attuffi.
     
      Gli scolaretti tuttora disegnano rozzamente un impiccato, e vi scrivono sotto:
     
      Aspice, Pierino appeso.
      Quod hunc librum non ha reso;
      Si hunc librum reddidisset,
      Pierino appeso non fuisset.
     
      Scrivono anche talvolta la tiritera seguente:
     
      Questo libro è di carta.
      Questa carta è di straccio.
      Questo straccio è di lino.
      Questo lino è di terra.
      Questa terra è di Dio,
      Questo libro è il mio.
      Se piacesse a qualcheduno,
      Se ne vada a comprar uno;
      Quando io lo comperai,
      . . . . . . soldi lo pagai!
      E facendo oh! oh!
      Questo libro non è il to'!
      E facendo ih! ih!
      Questo libro lascialo lì!
     
     
     
      A MARTA E GIGINA
     
      (Dedica premessa alla prima edizione).
     
      - «Signor Imbriani, sia compiacente! Scriva un po' qualche libro che faccia anche per nojaltre. La mamma dice sempre che le cose Sue non le possiamo leggere; ed appena il postino ha recato qualche opuscolo di Lei, la lo chiude a chiave e non ce lo lascia vedere. Già la mamma quando s'è fitta una fisima in capo!...» -
      La mamma, care le mie ragazze, fa più che benissimo; in questo, come sempre, si regola da quella santa donna ed accorta ch'ella è. Non che impermalirmi del divieto di leggermi a voi fatto, io l'approvo; anzi io, volendovi un gran bene, sono sempre io il primo a raccomandarle di custodir lontano dagli occhi vostri ogni mia scrittura.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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