Ma di ciò parlan tanti volumi! e sarebbero erudizioni così facili! e se n'è fatto tanto abuso! Ed a vojaltre cosa importa? Ora, attenendomi a ciò solo che può gradirvi od interessarvi, io voglio provarvi che affetto per voi, desiderio di divertirvi, non vaghezza di lode altrui, e nemmen zelo per la scienza, mi ha stimolato a procacciare questa stampa. Nondimeno aggiungerò in nota sulle bozze di stampa, sulle strisce, sugli stamponi, sulle pruove di torchio, via, que' riscontri letterarî italiani che per ciascuna novella mi sovverranno. Ma solo gl'italiani, e fra gl'italiani, quelli soli che mi sovverranno senza fatica e studio: non mi alzerò dalla seggiola per riscontrare alcun volume.
Avvertite che ho ridotte alle forme corrispondenti della lingua italiana, nobile ed aulica, di quella lingua che parliamo voi ed io, tutte le storpiature idiomatiche fiorentine. Ho lasciato suo per loro; e gli non solo pel plurale d'ambo i generi, ma eziandio pel femminile, come è regola nel vernacolo di Firenze, confortata od avvalorata da non pochi esempi classici. Ve ne prevengo a scanso di confusione ed acciò da una banda non si perturbino le vostre idee grammaticali, e dall'altra non crediate che veramente in Firenze non ci sia vernacolo e si pronunzino le parole nella forma aulica e senza smozzicatura alcuna, come c'è chi vorrebbe far credere.
Gradite e compatite la povera offerta, care le mie fanciulle: e vogliate un po' di bene al vostro
Imbriani.
Novella I.
L'ORCO[1].
C'era una volta marito e moglie che avevano tre figliole: poeri poeri poi erano.
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