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      So molto bene ch'è sposo un mio fratello: debbo andare allo sposalizio di mio fratello. Vieni con meco.» - E te lo mena con seco e te lo mena giù in una stalla, che ci era una cavallina ed un cavallo in codesta stanza. - «A questa cavallina gli devi dare quelle tante libbre di fieno il giorno da mangiare, gli devi dare a questa fonte qua la tal'acqua da bere. E il cavallo gli devi dare carne di quella bona da mangiare, e dargli un vassojo di paste stritolate in questo vassojo e due fiaschi di vino di quello scelto. Tutti i giorni li devi custodire così.» - «Ho capito.» - «Poi vedrai al mio ritorno che sarò io per te!» - Si dà la combinazione che i' mago va via. - «Addio! Addio! A rivedersi.» - Tanto la sera che la mattina gli dovea dare questa roba da bere e da mangiare alla cavallina; al cavallo carne di quella bona, paste stritolate n'i' vassojo, con vino scelto. La cavallina n'i' quel mentre che faceva la porzione di quello che dovea mangiare i' cavallo, fa: - «Antonio! Antonio! Antonio!» - «Chi mi chiama?» - «Antonio, son io sai che ti chiamo.» - «Che sia la cavallina?» - «Sì. I' mangiare che devi dare a me, dallo a i' cavallo; e i' mangiare che devi dare a i' cavallo, lo darai a me. Ha' tu 'nteso?» - Fatto questo discorso: - «Antonio, prendi cotesta strada di cotesto viuzzolo, cammina; e quando sarai alla fine di codesto viuzzolo, vedrai una caldaja che bolle. Ma fai lesto, sai? e pensa bene e fai quello che dico. Quando sei presso a quella caldaja che bolle, devi inzuppar la testa drento e tirarla su subito.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708