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      » - «Fai lesto a farmi vestire; voglio vedere quaiccosa ancora io» - fa i' Re. Vestito che è, va insieme co' i' maggiordomo. - «Vede, Maestà?» - «Oh che belle creature che son quelle, maschio e femmina: fanno proprio innamorare.» - E i' Re si sentiva brillare i' suo core dall'allegrezza, di mirare quella bella femmina: chè, si vede, i' sangue tirava. Era sua figlia, ma lui non lo sapeva. Chiama un servitore suo, Fido, e lo manda su i' Ponte-Vecchio[6] da i' suo orefice, che gli portasse una cassetta de' più bei vezzi che lui avesse, ricchissimi. Porta la cassetta l'orefice a Sua Maestà, che sceglie un vezzo dei più ricchi che lui avesse, lo mette in un vassojo di argento e ne manda a fare un regalo a questa bellissima femmina. Il Guardaportone che v'era alla porta, dice: - «Dove va Lei?» - «Si può andare da questi signori a fa' visita?» - «Sì. Aspettate, che passo parola!» - Passa parola. - «Dite che passi!» - Passa Fido, sale: - «Signori, si compiacciano che io possi passare?» - «Passate, passate, passate;» - tanto lei che lui. - «Sua Maestà Le manda questo piccolo regalo. Scuserà che lui ha preso questo ardire.» - «Oh! Oh! anzi! che è stato a incomodarsi. Ringraziatelo fortemente.» - Lei gli fa: - «I' avrei piacere molto che con le sue gentilissime mani me lo piantasse a i' collo i' Re.» - «Io gli porterò l'imbasciata e sentiranno la risposta che i' Re gli manderà.» - Va da i' Re e gli dice: - «Questo e questo, Maestà, m'ha risposto. La ringrazia infinitamente, ma gradirebbe che Lei con le Sue mani gnene mettesse a i' collo.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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