Rivestitelo da gran signore da capo a piedi. Mettetegli una bella croce da cavaliere e lo spadino a i' fianco. Ora è i' momento d'entrare a pranzo.» - Se ne vanno a mangiare e bere. I' giorno agli spassi, divertimenti e tutto. Tornati dallo spasseggio entrano n'i' suo real palazzo. Feste per un par di mesi. A tutti i poeri della sua città, diedono pane, vino e carne; e se ne stettero, e a me nulla mi dettero.[9]
NOTE
[1] Variante della fiaba precedente. La prova di antropofagia si ritrova specialmente nelle tre novelle siciliane citate: Lu Scavu, La manu pagana, Ohimè. Gli ostacoli che assicurano la fuga si ritroveranno in Le due Belle-Gioje della presente raccolta. Vedi.
[2] Specie d'imprecazione che il narratore manda al mago. Nota che mago qui deve valer quanto Orco. Già l'Orco in tutti i dialetti lombardi si chiama: El mago.
[3] Probabilmente dispotico.
[4] Equivale a quel che a Napoli si direbbe mettere il lucchetto. Ma veramente le toppe son di solito fatte in Toscana diversamente che in Napoli. Nel Napoletano d'ordinario la serratura ha due buchi, uno da ciascuna parte dell'uscio, e chi vuol chiudersi in camera, toglie la chiave dal buco esterno e la mette nello interno e dà poi la mandata. In Toscana invece le toppe per lo più hanno un buco solo dalla parte di fuori e chi vuol chiudersi in camera, con un piccolo ingegno ferma la stanghetta in guisa che dallo esterno non lo si può più mandare indietro neppure con la chiave. Questo ingegno appunto si chiama segreto.]
[5] Più meglio, più peggio, son generalmente usati in tutti i dialetti italiani, e non ne manca esempli negli scrittori.
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