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      » - Gli fanno le feste, lascio pensare. - «Oh babbo, ben tornato. In che maniera così presto?» - «Maestà mi ha mandato a chiamare, e io son dovuto tornare, eh. E mi ha detto: - «Quante figlie avete?» - Loro, figuriamoci, le maggiori, il suo core dove gli andiede: - «Ci siamo, gua'!» - «E io gli ho detto: Tre, Maestà; tre figlie ho. - Si potrebbero vedere? Io gli ho detto: Maestà, sapete bene, noi siamo poveri; non vi si potrà ricevere secondo il vostro merito. E lui ha detto: Cheh! no, no, vi replico; io voglio vederle, perchè una di tre la voglio per isposa. Quella che mi vole.» - La maggiore dice a suo padre: - «Io no, io non lo prenderei davvero.» - La seconda: - «Neppure io, sa, babbo; perchè...» - La minore: - «Lo prenderò io» - dice. - «Io lo prenderò volentieri.» - Eccoti Sua Maestà che viene in casa con suo padre e va su, e si mette a parlare, a discorrere del più, del meno. Suo padre è costretto a dirgli: - «Sua Maestà una di voi vi accetta per isposa.» - La maggiore dice di no: - «Non per... ma che vole! ci vorrebbe altro! io non posso essere capace...» - La seconda l'istesso: - «Noi non siamo istruite, quel che Lei merita.» - La minore dice: - «Lo prenderò io, io sono contenta.» - Era lei che aveva fatta la mancanza. Ecco, conchiudono le nozze; fecero presto, in quattro o sei giorni. Così il giorno dello sposalizio, dopo l'anello, un momento di libertà ci vole. La gli dice alle sue damigelle: - «Io voglio fare una celia al Re.» - «Cosa, signora, vol fare?» - «Stai zitta.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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