» - S'ciao! lu, dopo el gh'ha voruu ben; e lee, l'č stada soa miče.
[2] Nella Grattula-Beddattula e ne La figghia di lu mircanti di Palermu, appo il Pitrč (op. cit.) vi sono similmente de' padri, che partendo lasciano le figliuole murate in casa.
[3] Siccome nel senso di poichč, ben č dell'uso fiorentino odierno, come pure dell'uso universale in quel gergo infranciosato che fa le veci dell'italiano a' dģ nostri: bene ha numerosi esempli di scrittori valenti come l'Alfieri; ma sarą sempre cansato, come un brutto gallicismo, da chiunque vuol serbar fattezze italiane nello scrivere. Il costrutto, veramente nostro, sarebbe col gerundio: Ed essendo tutte le guardie a guardare ecc.
[4] Sconta delle mie bambine: va in compenso. Saggio di Scherzi Comici, Firenze 1819. Nella stamperia del Giglio. Si vende da Pasquale Albizzi presso le scalere di Badia. Nel secondo scherzo, intitolato: L'amicizia rinnovata, ossia La Ragazza vana e civetta. Commedia in tre atti. Atto I, scena prima: - «Propio chi nun mor si riede. Ghi č tant'anni che nu' un ci siam viste. Sconta di quand'e' si staa tutt'a due 'n via Porciaia. Da ragazze si staa dirimpetto e da maritache cas' accanto. Un passaa giorno che nu' un ci trassim'assieme.» -
[5] Sarą forse non inopportuno il dar qui una scelta delle voci de' venditori ambulanti o di strada in Firenze, ossia di quegli intercalari co' quali profferiscono la loro mercanzia al pubblico, alcuni de' quali sono notevoli per umorismo e molti per gli equivoci licenziosi. Ma gią l'Italiano č sboccato di natura.
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