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      (cioè: le spazzole di padule).
      I' ho i' core! (cioè: le susine).
      Queste le vendo! (cioè: le granate di saggina)
      Donne, buttachevi di sotto! (Il cenciajolo).
      Gli è per l'oche! Ci 'ole i' pittore! Votta che tocchi! Questo ve lo do a taglio! Zucchero, oh! Sangue di drago! (Il cocomerajo), ecc. ecc.
     
      [manca la nota 6 nel testo. Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
     
      [7] Altro barbarismo dell'uso e de' più goffi, de' più ripugnanti all'indole della nostra lingua, è questa reduplicazione dell'articolo. In Italiano si dirà sempre le bottiglie migliori o le migliori bottiglie; e l'intrusione d'un secondo articolo innanzi allo aggettivo (le bottiglie le migliori) sarà sempre non solo un pleonasmo, anzi pure uno sproposito majuscolo, un francesismo imperdonabile; un peccato mortale e non già veniale di lingua.
     
      [8] Verdea è veramente una specie di vino. Tassoni, Secchia rapita, VI, 46:
     
      I tedeschi del vino ingordi e ghiottiDietro a certi barili eran trascorsi,
      Che ne credeano far dolce rapina;
      E in cambio di verdea trovâr tonnina.
     
      [9] Il caso obliquo de' pronomi usurpa tante volte il posto del retto, che non è da stupire se anche il retto qualche volta in bocca del popolo s'intrude nel posto dell'obliquo. Chi la fa, l'aspetti.
     
      [10] Questo episodio della bambola si ritrova anche intruso in fine delle Novelle sicule Die Geschichte der Sorfarina, appo la Gonzenbach e Trisicchia (di Ficarazzi) ricordata dal Pitrè in nota a Li tridici sbannuti. Alquanto variato è nella fiaba veneziana El diavolo, appo il Bernoni.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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