Codesta nova racconsolò il Re oltr'ogni credere, e subito gli venne il pensiero di mandare a chiamare la ragazza per far compagnia alla propria figliola e vedere se a lei riuscisse tenerla svelta e obbligarla a ridere. Senza indugio mandò un servitore al padre di Giovanna con ordine espresso che si presentasse al Re. Il contadino rimase di stucco a sentire che il Re lo voleva; gli vennero mille ubbìe e sospetti in capo. E' dubitava d'avere commesso qualche malestro o lui o Giovanna; ma più credeva Giovanna, perchè a quel modo scapata e di lingua lesta, che non badava a dir le sue a ogni persona e in ogni lôgo. La chiamò pertanto e con una faccia stravolta gli disse: - «Scommetto, vedi, che 'l Re mi vole per gastigarmi di qualche buaggine tua. Già, me lo figuravo, che col tuo girellonare e chiacchierare alla scapata ce ne doveva venir male.» - A cui Giovanna: - «Vo' avete tanta paura e io punta. Di dove cavate che 'l Re v'ha chiamato per le mie buacciolate? Andateci, e se è per me che vi vogliono al palazzo, non indugiate a farmelo sapere, che so ben'io come regolarmi.» - Il contadino, vestitosi de' meglio panni ch'avesse nella cassa, e data una pulita al cappello delle feste, s'avviò alla città; e giunto al palazzo del Re, fu dinanzi a questo menato. E' gli parea d'esser lì alla gogna; e quantunque il Re l'accogliesse con garbo, il contadino se ne stava tremante e grullo come chi aspetta mala sentenzia. Isquadrollo il Re da capo a piedi e poi gli disse: - «Galantomo, è egli vero che a casa tu ci hai una bellissima figliola?
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