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      Vuol te, perchè
      ha saputo che ridi sempre e tieni sderto tutto il vicinato a suon di chiacchiere e di buffonate. Su, vestiti, non c'è da perdere neanche un momento di tempo. E se, mattacchiona come tu sei, vieni a capo di far ridere la principessa, tu diventerà' ricca sfondolata. Me l'ha promesso il Re.» - «Vo subito,» - disse Giovanna; e a quel modo scalza com'era, e colla rocca al pensiero e il fuso in mano e i capelli su per le spalle, s'incamminò. - «Ferma» - gridò il contadino: - «Ma ti par'egli andare a corte in codesto arnese? Non ti vergogni tu? Ravvìati un po' il capo e poniti una sottana a garbo, e le scarpe in piè, e posa codesta roccaccia.» - E Giovanna: - «No davvero! Scarpe non ne ho mai portate e non vo' quell'impiccio da stroppiarmi. I' vuo' andar così. S'i' non vo a genio, torno a casa. Io non gli ho ricercati per mettermi in corte.» - E senza aspettar repliche, Giovanna se ne venne al palazzo del Re. Quando Giovanna fu al portone reale, riscontrò sentinelle e servitori; ne prese uno pel braccio e gli disse: - «Andate dal Re e ditegli che ci son io[4].» - Il servitore stette lì un po' come sbalordito; ma sapendo chi dal Re fosse aspettato, salì nell'appartamento ad annunziargli che sul portone c'era una bellissima ragazza vestita alla contadina e scalza, con una rocca a' fianchi, e che aveva poche parole e meno cerimonie in bocca. A farla breve, Giovanna venne introdotta alla presenza del Re: ma lei, senza nemmanco salutarlo, dice: - «Dove sta la Principessa?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Giovanna Giovanna Giovanna Giovanna Giovanna Principessa