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      Il Re poi e la Principessa la riguardavano come figliola e sorella, tanto gli volevano un ben dell'anima. Ma a dispetto delle premure che si avevano per Giovanna e della vita scelta che menava, lei, ragazza avvezza alla libertà della campagna, si sentiva spesso annojata delle cerimonie di corte e oppressa dall'aria chiusa del palazzo e della città. Un giorno disse alla Principessa: - «E che si fa noi qui rinserrate dalla mattina alla sera, sempre in sul medesimo tenore di vita? È vero che non manca nulla; ma se s'andasse via per un viaggio a divertirsi[7], a vedere luoghi e persone nove, sarebbe pur la bella cosa.» - A cui la Principessa: - «Tu se' matta, Giovanna: il Re mio padre non mi darebbe mai il permesso di andar sola con te a girare il mondo. Ti pare! Che direbbe la gente?» - «Vo' vi sgomentate di nulla!» - ripigliò Giovanna. - «Ecco la mia proposta. Sceglieremo altre dieci ragazze, tutte belle; le vestiremo tutte compagne come noi, e così viaggeremo
      . Chi volete che dia noia ad una frotta di dodici ragazze?» - Alla Principessa garbeggiò il consiglio e subito corse dal Re per ottenere il consenso: ma il Re negò darlo. Disse che lui era vecchio e voleva la figliola vicina; che a quei tempi e sempre le donne sole non potevano, senza pericolo e disonore, girandolare per terre lontane e sconosciute. Quindi la Principessa tornò da Giovanna, come suol dirsi, colle trombe nel sacco. Ma Giovanna non si smarrì, e disse: - «Ci anderò io dal Re e vedrete che non saprà negarmi la richiesta.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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