Allora il coco, preso animo, parlò così: - «Maestà, c'è di certo qualcheduno che mi vol male e mi fa questi dispetti: perchè bisogna sappiate che anche delle pietanze mi sono sparite, e non so come. Ordinate un altro pranzo per la ventura settimana, e se non iscopro il birbone malestroso, allora vada pure la mia testa.» - Al Re la proposta garbeggiò, ed anzi egli stesso volle rimpiattarsi nella cucina per vedere chi v'entrava di nascosto a sciupare i piatti. Ed ecco il coco acciaccinato intorno al focolare: il Re frattanto si era messo in un armadio. Quando il coco fece le viste di allontanarsi dalla cucina, Giovanna che stava in sull'intese, schizza giù dalla solita finestra e commette i medesimi malestri: ma nel mentre risaliva per rientrare in camera, il Re sbucò fori del nascondiglio e l'acchiappò per una gamba. - «Ti ci ho chiappato!» - esclama: - «Eri tu dunque la ladra e la salatora! Adesso si faranno i conti!» - Giovanna però senza sgomentarsi gli rispose: - «Maestà, non sono una ladra, chè graziaddio non mi manca nulla. Quel che ho fatto era per beffa a questo coco e per divertirmi del vostro disappunto a mensa. Per cui perdonatemi e non se ne parli più.» - Disse il Re, che già cominciava a infocolarsi nel core alla bellezza di Giovanna: - «I patti li fai tu, a quel che pare. Io ti perdonerò dove tu mi palesi chi sei, di dove vieni e che arte è la tua.» - Allora Giovanna l'accontentò raccontandogli la sua storia sino a quel momento. Riprese il Re: - «Ebbene, giacchè ho fatto così la tua conoscenza, te e le tue compagne verrete al palazzo e desinerete con me e co' miei cortigiani.
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Giovanna Giovanna Giovanna
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