» - «Io, per me non rifiuto,» - disse Giovanna, - «ma prima bisogna che la mia padrona me lo conceda, e chi sa se lei ci vorrà venire. Ritornate domani, Maestà, a questa finestra; e vi darò la risposta.» - E il Re: - «Così farò. Addio.» - Quindi Giovanna risalì nella camera, e il Re andò tutto allegro per la scoperta nel proprio appartamento. Non ci fu verso di tenere più nascosto alla Principessa e alle sue compagne quel che era intravvenuto. Al racconto di Giovanna, quale delle ragazze rideva, quale la rimproverava delle sue mattie. La principessa poi si addimostrava scorruccita di molto e si temeva compromessa. Ma Giovanna, con quei suoi garbi e con bone parole, le persuase così, che finalmente restò fissato di accettare l'invito reale, a condizione però che a mensa non fossero più di dodici giovani, compreso il Re, in maniera che ogni ragazza avesse il suo compagno. E perciocchè Giovanna stava in sospetto che il Re gli usasse qualche sopruso per rifarsi delle beffe patite, macchinò di recar seco dodici bone bottiglie del reame della Principessa e alloppiarle e poi darle a bere a' convitati. A tal effetto fu spedito un messo con una lettera, e in capo a pochi giorni Giovanna ebbe fra mano le bottiglie. Venuto il giorno di andare al pranzo reale, la Principessa, Giovanna e le dieci compagne si vestirono tutte eguali con gran sfarzo[10] e poi si recarono a Corte, dove il Re le aspettava con gli undici suoi giovanotti, trascelti fra i meglio signori della città. Si sedettero a mensa coppia per coppia, e Giovanna era col Re: ma quantunque parlasse più specialmente con lui, occupava tutta la brigata co' suoi scherzi e le sue novelle piacevoli.
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