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      Pure, bisogna notare che il Re era rimasto un po' cotto di Giovanna, e non era soltanto la bramosia di vendicarsi che lo spingeva a corrergli dietro. Il Re immaginò trasfigurarsi da pellegrino: e preso un paniere, ci messe dentro dodici mele cotte e s'avviò fuor della porta, seguito alla lontana dagli undici suoi compagni. Giunse in sull'abbujare alla villa dov'erano le dodici ragazze e picchiò ammodino. Giovanna scese e visto chi fosse e sentito che voleva un po' di ricovero per la notte, perchè era di buon core, introdusse il finto pellegrino. E menatolo in cucina, lo fece sedere al focolare a riscaldarsi. Disse allora il Re: - «Signora, mi sono smarrito pe' dintorni mentre andavo alla città per portare queste mele cotte a un mio vecchio conoscente. Oramai da qui a domani saranno ite a male; e siccome[13] non ho altro da darvi per rimunerarvi dell'accoglienza, se le volete, ve le offro. Son mele francesche e come bone!» - Giovanna accettò, e volendone far parte alle compagne, lasciato il pellegrino lì al focolare, andiede nel salotto. Ma scoperte le mele cotte, gli venne un po' di sospetto nell'accorgersi che fossero appunto dodici; per cui, rifatti indietro i passi, entrando in cucina, vedde il pellegrino alla finestra e sentì che diceva a qualcheduno: - «Su, lesti: ora vi vengo ad aprire, appena sono addormentate». - Giovanna non stette a dir: che c'è? Preso il pellegrino per le gambe, lo scaraventò di sotto. Fortuna che la finestra era bassa! Il Re battè il capo sull'erba, ma non morì: soltanto si svenne, per cui i compagni lo portarono via a braccia sino al palazzo e lo messero a letto.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Giovanna