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      Nulla di meno al Re venne una grossa malattia, e tutti credevano che in breve se n'anderebbe. Il male era più di amore sprezzato, che altro; i medici non sapevano che mesticciarsi per rinsanichirlo, non intendendo, secondo il solito, che cosa avesse il Re. Intanto Giovanna stava in paura, e quando riseppe dalla gente che il Re era malato, si propose rimediare al malfatto, e pensò travestirsi da dottore e visitare il Re, perchè gli rincresceva che fosse ridotto a quel modo. A malgrado delle rimostranze della Principessa, Giovanna volle fare a modo suo, e giunta al palazzo reale, si fece annunziare come un medico capace di guarire sua Maestà. Disse: - «Io la cura la fo a quattr'occhi co' miei ammalati. E per grida che mandino, non permetto che nessuno accorra. Ma la guarigione è certa». - Credendo ciascuno il caso perduto, si promise a Giovanna di eseguire i suoi comandamenti: e lei, venuta al letto del Re, cavato un buon nerbo, con quello gliene dette tante sinchè non lo vidde svenuto: allora lo rinvoltolò nelle lenzola e poi se n'andò. Pochi giorni dopo il Re uscì dal letto guarito. Ma Giovanna e le sue compagne avevano fatto fagotto e se n'erano a gambe ritornate presso il padre della Principessa; temendo la vendetta del Re burlato in tante maniere e di più nerbato. Questo però, incaponitosi di possedere Giovanna, chè pur si addiede lei fosse stata la sua guaritora, ordinato il corteo d'accompagnamento, venne al reame in cui abitava Giovanna, e per farla sbrigativa, la richiese in mogl


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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