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      Fabbrica questo gran bel palazzo che gli era anche più bello di quello del Re, davvero; con un giardino in dove c'eran tutte le meraviglie, non c'era più che desiderare. Que' bambini sempre crescevano, si fecero giovanettini; la bambina una ragazzina. Quando fu un dato tempo si ammala questo navicellajo e more. Per dispiacere, la moglie, sopraggiunge una febbre e more anco lei. E rimane questi tre giovanetti, ricchi, che figuratevi! non ve la posso dire la ricchezza che su' capelli aveva fatta il navicellajo. E i giovanetti procurorno d'occuparsi in qualche occupazione. La bambina rimaneva in casa a far le faccende domestiche. Quando aveva fatte le sue faccende domestiche, andava nel giardino così per passare una mezz'ora. Poi tornava i fratelli a mangiare, che s'adoravano: questi due fratelli adoravan la bambina e la bambina adorava loro, proprio s'adoravano da veri fratelli. Un giorno, quando l'era nel giardino, la dice da sè: - «Cosa manca in questo giardino? di più non ci pol essere. Oh che degna cosa che è questo giardino!» - Lì al cancello gli si presenta una vecchia: - «Te, tu dici che in questo giardino non manca nulla?» - la gli dice la vecchia. - «Ci mancano tre cose, bambina!» - dice. - «E quali sono?» - «Uccello che parla, albero che canta, fontana che brilla.» - In mentre la bambina la voleva dire: - «E in dove si pol ire?...» - la vecchia la sparisce, la non c'era più. E lei si mette a piangere disperata: - «Ah io credeva che non mancasse nulla, e ci mancano tre cose: uccello che parla; albero che canta; fontana, che brilla!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708