» - Eccoti la bambina, la ragazza ringrazia questa vecchina e va via via via e trova il posto che gli aveva detto. Entra e principia a sentire: - «Acchiąppala! pģgliala! pģgliala!» - sempre urli; e chi la tirava di qui, chi di lą. Ma lei costante, arriva al giardino senza mai voltarsi. Entra dentro, empie la boccettina di acqua, come la vecchina gli aveva detto, prende la rama dell'albero, acchiappa l'uccello e vien via. L'uccello se lo mette in seno e poi la prende queste pentole che gli avevan dato ed unge tutte le statue, che risuscitano. Urla! tutti, uomini e donne: - «Ah ecco la nostra liberatrice! Ah ecco la nostra liberatrice!» - Urla di tutti quelli che risuscitavano. Costģ c'era anche i suoi fratelli. Figuratevi! baci, abbracciamenti vedendo la sua sorella. Ognuno andiede alle sue case. La ragazze e i fratelli tornano al loro palazzo. Lei, appena entra in casa, va nel suo giardino e butta l'acqua subito nella vasca. E comincia a brillare quest'acqua: fontana che brilla, brilla che era una cosa che sorprendeva. E cosģ pianta la rama; e la diviene un albero che comincia a cantare. E si cava l'uccellino dal seno e comincia a ragionare. Maestą s'affaccia e sente questi canti dell'albero, questi ragionamenti dell'uccello, vede questa fontana brillante e rimane estatico. E vede questi tre, due ragazzi e una ragazza, compagni come gli avea detto la sua sposa. Sente in sč un trasporto verso quei ragazzi, una cosa seria: eran suoi! Principia a discorrere a questi ragazzi: - «Oh! gran bel giardino che avete!
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