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      E si mette alle sponde d'Arno a prendere il fresco. Mentre che gli è a prendere il fresco, sente voci che parlano. S'affaccia. Erano tre ragazze. Una di quelle dice: O se il Re mi desse per moglie al suo scudiero, dovrebbero vedere come andrebbero le cose! L'altra: Se mi desse al maestro di casa, quello sì che vorrebbe vedere come andrebbono! La terza dice: O se Sua Maestà mi sposassi, vorrebbe vedere! Gli farei tre figli: due maschi e una bambina. I maschi di latte e sangue e i capelli d'oro, che son quelli lì; la bambina di latte e sangue coi capelli d'oro e la stella in fronte, come Lei vede. L'omo di cucina raccontò tutto al Re, che gli perdonò la vita, e maritò le tre ragazze secondo le avevan detto. Le briccone delle sue sorelle» - e l'uccellino le accenna col becco facendo col capo così - «la sua Sposa l'aveva fatto questi bambini e loro dicevano l'aveva fatto la scimmia, il cane e la tigre. E la sua Sposa è giù in cantina, murata dal collo in giù, e tutti i giorni un po' di pane, un bicchier d'acqua e uno schiaffo da quelle scimmie.» - Maestà che sente questo, corre giù alla cantina con tutti i suoi signori che avea dintorno, e trova questa infelice, murata come aveva detto l'uccellino, più morta che viva. La fa smurare, la fa mettere su di una materassa, e portare su nel quartiere a riaversi. Il Re piangeva su di lei ed abbracciava i suoi bambini dicendo: - «Tanto birbanti le mie sorelle sono state! Ma mi saprò vendicare!» - Ordina che sian rizzate le forche assolutamente nel momento.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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