Trasformazioni in pini ed in istatue nella Cinzia di Filippo Finella (Napoli, M.DC.XXVI). Altre trasformazioni in moltissime favole pastorali, nel Capriccio del Guidozzi (Venezia, M.DC.VIII); ne' Frutti d'Amore di Fra Cristoforo Lauro; nel Fillidoro di Pietro Matteuccio (Venezia, M.DC.XIII); ne' Tormenti d'Amore, Tragicommedia pastorale di Pietro Matteazzi (Venezia, M.DC.V). Questo Pietro Matteazzi è forse tutt'uno col soprammentovato Pietro Matteuccio: egli dice al suo lavoro
Esci, parto amoroso,
Da l'ombra del mio core,
Novo figlio di Febo, al sommo ardore;
Ed or, che l'Orïente
La notte indora in ciel chiaro e lucente,
Quivi t'innalza e intendi:
E poscia cadi, incenerisci o splendi.
Similmente ne' Miracoli d'Amore dello Iacobelli (Roma, M.DC.I). Lo elegantissimo Ieronimo Vida, nella sua Fillira tanto leggiadra, descrive, che non si può meglio, i sentimenti d'un uomo converso in fonte, quando l'amica sua va a specchiarvisi (Atto III. Scena IV. Parlata di Carino che principia:
Che non fec'io per meritar suo amore?)
[4] A proposito di uccelli che parlano. Ortensio Lando narra che: - «un corvo... vide la madonna far una torta et merendar con una sua comadre; et venuto il padrone, il semplice corvo incominciò a dir: Madonna ha fatto torta, madonna ha fatto torta. Il padrone chiede la donna dove sia la torta. La donna con viso turbato et piena di mal talento li risponde che non vi è torta alcuna, et che di lui si maraviglia, come più tosto voglia credere ad un animalaccio che a lei. Acquetasi il buon marito, et fatto ciò che aveva da fare, tornossi fuori.
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