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      La donna iraconda (sì come sogliono esser quasi tutte) appena fu il marito scostatosi un tratto di pietra, ch'ella se n'andò alla gabbia et spelò il capo al loquace corvo. Non istette molto, che venne un frate a chieder del pane; et cavandosi il cappuccio et essendo nuovamente raso, credette il corbe li fosse stato pelato il capo per aver parlato di torta, et a lui rivolto molte fiate replicò: tu hai parlato di torta, tu hai parlato di torta; et pareva si rallegrasse che il buon frate fosse caduto nella medesima sciagura ch'egli cadde.» - Racconto popolare diversamente narrato dal Firenzuola nella Prima Veste dei Discorsi degli Animali. Altro caso di zoolalia narrato dal Lando è poi il seguente, anch'esso facezia popolare che tuttodì variamente si racconta: - «Eravi un prete, il quale avevasi per suo trastullo nodrito un fanello, addottogli dalla Marca dove sono i migliori che si ritrovino. Et stando un giorno tutto spaventato col becco fra le piume, sopraggiunse il prete et sì gli disse: che fai bestia? Alzò allora il capo il fanello, et disse quel versetto di David pieno di mistero: Cogito dies antiquos et annos aeternos in mente habeo.» - ]
     
     
     
      VIII.
     
      I FIGLIOLI DELLA CAMPAGNOLA[1]
     
      Un certo Re (che era sempre giovinotto, e non aveva che la su' mamma viva, ma vecchia e superbiosa) andava così a spasso un giorno fuori della città e capitò a una casa di campagna, dove ci stavano tre ragazze. E queste ragazze, tutte da marito, discorrevano in fra di loro, sicchè dalla finestra di terreno, che era spalancata, si sentiva tutto quel che loro dicevano.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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