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      Figuratevi l'ascherezza delle su' sorelle maligne! Che ti fanno? S'accordano assieme; e di niscosto, che nissun se n'avvedde, cavonno dal letto quelle tre creature e ci messano invece du' cani e una cagna; e poi, diviato scrissano al Re che la Regina aveva mantienuto la su' promessa a quel modo, col partorirgli du' cani e una cagna. Quando il Re lesse la lettera cascò 'n terra istramortito dal gran dolore; ma rivienuto in sè, mandò ordine in corte che la Regina fusse in nel momento presa e murata viva a piè della scala di palazzo, e che tutti quelli che passavano di lì, pena la testa, gli avessino a dare uno stiaffo o sputargli 'n faccia; e le sorelle eran sempre le prime a fargli quelli spregi e la martirizzavano quella povera donna innocente in tutte le maniere. Ma torniamo alle creature, che le zie avean cavato dal letto della Regina. Loro mandonno a chiamare una vecchiaccia, di nome Menga, e gli dissano: - «Piglia queste creature, mettile in una scatola di legno e buttale in mare, chè l'affoghino. E bada di stare zitta, se ti garba la vita.» - Poi alla vecchia gli regalorno di molti quattrini; e lei, ubbidiente al comando, se n'andiede al mare e ci buttò la scatola colle creature dientro: la scatola imperò, perchè era di legno, rimase a galla, e l'acqua, dimenala di qua, dimenala di là, la fece approdare a un'isola, in dove steva un eremita. Quest'eremita un giorno spasseggiava per la su' isola e vede a un tratto la scatola in sulla spiaggia: lui corre e la piglia di peso in mano e l'apre e rimane com'un allocco a trovarci dentro quelle tre belle creature vive, ma che cominciorno a piangere dalla fame che avevano.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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