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      » - Parte e camminò dimolti giorni, insino a che giunse a un luogo dove c'era un vecchino: - «Dov'andate, giovinotto?» - Ma lui, ingrugnito, gli rispose: - «La gente di bon affare non dimanda delle cose degli altri.» - «E vo', tanto superbioso, non tornerete addietro.» - E così gli accadette, perchè il giovinotto nel logo in dove andò ci rimase statua di marmo. Doppo questa disgrazia, l'acqua della boccia diventò torba, sicchè il fratello minore volse subbito partire anche lui, tanto per trovare il fratel maggiore che il Canto e il Sôno della Sara Sibilla; e come quell'altro, lasciò una boccia d'acqua alla sorella, perchè s'accorgesse se lui era sperso o morto. Arriva dopo dimolti giorni a quel vecchino: - «Dov'andate, giovinotto?» - «Vo dove mi pare; e se vo' avessi un po' di giudizio, non mi dimanderesti de' fatti miei.» - «Andate, andate pure: anche un altro, superbioso come voi, addietro non c'è tornato.» - Ma il giovinotto non lo stiede a sentire, e arrivato al posto del su' fratello, rimase statua di marmo. Figuratevi la disperazione della sorella quando vedde intorbita l'acqua della boccia del fratel minore. - «Son io la sciaurata, che gli ho morti. Ma gli vo' andare a ricercare.» - Difatto si mette in via, e lei pure arriva in dove era il solito vecchino: ma lei non gli rispose a traverso, quando lui gli domandò: - «Ragazzina, dov'andate a codesto modo sola?» - «Che volete! i' avevo du' fratelli e mi viense la brama che mi portassino il Canto e il Sôno della Sara Sibilla; e loro andettero a cercarlo, ma non gli ho più visti e di certo son morti.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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