Poera donna! gli era secca finita, allampanita, che non si reggeva in sulle gambe, tanto aveva patito per tant'anni! Quando tutti furono a tavola che mangiavano allegramente (all'infuori delle zie, che tremavan come foglie dalla paura che si scoprisse ogni cosa), la ragazza tirò di tasca il Canto e il Sono della Sara Sibilla, e quell'arnese principiò a ballare e sonare in sulla mensa, e cantava a tutto potere: - «Quest'è la mamma, e questi i su' figlioli: e le zie l'hanno tradita.» - Il Re a sentir quel canto venne in sospetto; e le zie in quel mentre eran casche in terra
tramortite. Sicchè lui le fece arrestare e mettere in prigione; e la su' moglie gli raccontò quel che loro gli avevan fatto. Cercorno della Menga e si seppe da lei tutto il tradimento. Il Re allora inviperito comandò che si rizzasse in piazza una catasta di stipa, e sopr'essa volse che ci si bruciasser vive tutte e tre quelle porche lezzone[5], e così gastigate fu finita la miseria.
NOTE
[1] Novella narrata dalla Luisa Ginanni del Montale (Pistoiese), e raccolta dall'avv. prof. Gherardo Nerucci. È una variante delle precedenti. 'A 'Ndriana fata, Cunto Pomiglianese, Per Nozze. Pomigliano d'Arco, M.DCCC.LXXV è un riscontro che non ha potuto esser mentovato prima, con gli altri, perchè pubblicato dopo la stampa del foglio in cui essi si contenevano. Nella prefazioncina a quell'opuscolo è riferita anche una variante avellinese.
[2] Sic. Uff!
[3] «Riesca.» G. N.
[4] «Immensa.» G. N.
[5] Questo termine ingiurioso, tutto toscano ed ignoto a' rimanenti italiani, mi rammenta una graziosa novelletta, che si trova nell'opuscoletto: Rime bernesche di G. Zanetta, Napoli, 1830. Dalla tipografia di N. Pasca, Strada Toledo, sotto la casa del Principe d'Angri, num.
| |
Canto Sara Sibilla Menga Novella Luisa Ginanni Montale Pistoiese Nerucci Ndriana Cunto Pomiglianese Per Nozze Arco Sic Rime Zanetta Napoli Pasca Strada Toledo Principe Angri
|