31 (e sulla copertina: Rime bernesche di G. Zanetto. Napoli, 1830. Prezzo grana 20. In duodecimo di novantasei pagine).
Un certo fiorentinoSi recava ad un pubblico festino
Di soppiatto alla moglie. Se n'accorseLa scaltra donna; corse
Gridando come ossessaA trattenerlo e volle andarvi anch'essa.
Frattanto, indispettito,
Il povero maritoLe disse: - «Moglie diavola, vedrai
«Che te ne pentirai.
«Credimi, per tuo danno,
«Benchè in bautta, ti conosceranno.»
Giunti appena al ridotto, un giocatore,
Ch'era stato più volte perditore,
Spogliando una primiera,
Forte sclamò: - -«Lezzona! sei venuta!» -
Lo sposo allor: - «Consorte, ei ti saluta.
«Dàgli la buona sera.
«Se' tu ancor persuasa?
«T'hanno già conosciuta. Andiamo a casa.»
È una facezia popolare; e m'è piaciuto riportarne questa lezione del Zanetto, per ravvicinarla all'altra, più nota, del Pananti:
Il penultimo dì del carnevale,
Desiderò d'andar Berta alle saleOve un grosso si fa pubblico giuoco.
Pier, suo marito, sen curava poco;
Ma quella tanto si raccomandò,
Ch'ei disse di condurla: - «Ma però
«Purchè riconosciuta tu non sia;
«Se ti conoscon, ti conduco via.» - Ladonna allora si contenta e tutta
La faccia si coprì con la bautta.
Vanno; e appunto si mettono davantiA un giocatore pieno di disdetta.
Che attaccata l'avria con tutti i santi.
Fe' primiera, e gridò dalla saetta:
- O B....., alfin ci sei venuta.»
Allor Pietro: - «Andiam via, t'ha conosciuta.» -
X.
RE MESSÈMI-GLI-BECCA-'L-FUMO[1]
C'era una volta un omo che aveva tre figlioli. Si ammala e more quest'omo.
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