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      Quando gli è lì, discorre del più e del meno, sapete, di tante cose. - «Ma Lei» - dice il Re - «avrà la sposa e i figli?» - Risponde la gattina: - «Nossignore; è giovinotto.» - Allora disse Maestà: - «Ma si trattien molto, signore?» - «Eh, per qualche mese» - rispose la gattina - «si trattiene.» - «Dica, signore, mi favorirebbe di stare a mangiare una zuppa da me?» - dice Maestà. La gattina: - «Sissignore» - dice - «gli accetta volentieri.» - Sempre la rispondeva lei. Si trattiene un altro poco lì Sua Maestà, poi va di là e li lascia soli. La gattina dice: - «Che non credi tu di mangiare come mangi nella cantina, che tu pari un lupo: gna, gna, gna. Ci sarà ogni bene di Dio. Tu devi mangiare di tutto, e poco di tutto.» - «Ma se ho tanta fame, come io farò a mangià' poco?» - dice lui alla gatta. - «Chètati, sennò ti graffio.» - Andiamo all'ora di pranzo. Questo ragazzo gradiva di tutto, ma pochino mangiava, come gli aveva detto la gattina. Diceva lui alla gattina: - «Gatta,
      i me' cenci!» - chè gli stava meglio alla cantina che lì, e lui insisteva. - «Chètati, ch'io ti graffio!» - Dice Maestà: - «Cosa dice il tuo padrone?» - «Eh dice: Gran bone pietanze che son queste! Nel suo paese non si fanno.» - Finito che fu il pranzo - «Oh senta» - dice Maestà - «oh si degnerebbe di rimanere anche stasera da noi a dormire? due o tre giorni? Mi fa un regalo!» - Lui guarda la gattina, che risponde: - «Sissignore, come Lei comanda. Quanto gli sarà di piacere, noi ci staremo.» - Maestà dà ordine ai servitori che mettan le lenzola le più grosse, le più ordinarie, che sieno nel palazzo.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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