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      » - Figuratevi, gli entra nel letto, poero figliolo, se anche si moveva nel sonno, e il sonno fa fare degli scossoni, la lo graffiava, ma come! Tutta la notte fu sveglio: gua'! non poteva dormire. La mattina i servitori vanno a vedere se gli occorreva qualcosa, cioccolata o caffè[6], quel che gli fosse occorso, e vedono il letto senza toccare neppure. Vanno da Maestà: - «Se la vedesse, Maestà, non par neppure che gli abbia toccato il letto.» - Risponde il Re: - «Ve l'ho detto, eh, che era un signore?» - E dice da sè: - «Oggi io parlo di matrimonio assolutamente.» - Venghiamo all'ora del pranzo. Il Re lo fa discorrere questo ragazzo del più e del meno; gli entrava sempre sul matrimonio: - «Via, si accaserebbe[7] Lei volentieri?» - dice Maestà a questo signore. Risponde la gattina: - «Se trovasse una ragazza per bene, una sua pari, volentierissimo s'accaserebbe.» - Risponde Maestà: - «Non fo per lodare mia figlia; ma se non gli dispiacesse, io gnene darei volentieri. Può star sicuro, è una ragazza per bene, come Lei brama.» - Lui sapeva d'essere tanto poero, non sapeva quel che dire, gua'. La gattina la gli fa che dicesse di sì: - «Quando Lei fosse contento, Maestà» - dicono tanto lui che la gattina - «volentierissimo nojaltri si farebbe questo passo.» - Eccoti, per farla corta, questa ragazza la la mandano a chiamare, perchè lei la stava su; e gli dice Maestà: - «Vedi? Questo è il vostro sposo.» - «Come Lei comanda, signor Padre!» - Di certo, gua', la non aveva volontà. Loro penarono poco a conchiudere le nozze e forse entro la settimana fu fatto lo sposalizio.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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