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      Voglio sapere quel che tu faresti di me.» - «Ahn, che vuoi?» - sempre piangendo questo ragazzo - «non ci posso pensare! Ma che vuoi ch'io ti facessi? Ti farei una custodia tutta soda d'oro e d'argento.» - Dice la gattina: - «Davvero?» - Risponde lui: - «Davvero. Ma non discorriamo di queste cose.» - «Ah» - la dice - «adesso non voglio altro; se vuoi andare, puoi andare.» - Lascia passare un tempo questa gatta, oh! anche più d'un anno. Una notte che ti fa? per tutti i tappeti e la meglio roba, con rispetto, la va di corpo. Con rispetto, vòmita per tutta la roba, quanta ce n'era, con un fetore insopportabile. E poi, nel quartiere bono, lei tutta sparata la si butta distesa morta. Venghiamo alla mattina che i servitori s'alzano per pulire e sentono un fetore, una cosa insopportabile. Apron le finestre e vedon tutta la roba straziata. Vanno nel salotto bono e vedon la gattina, tutta distesa lì, sparata, e sciupato ogni cosa. - «Noi non abbiamo colpa» - dicon tra loro. - «Si dirà a Maestà, Maestà vedrà, ma noi non ci s'ha colpa.» - Nell'ora in cui Sua Maestà s'alza e quando sorte dalla stanza e sente questo fetore: - «Cos'è stato? cosa non è stato?» - I servitori dicono: - «Maestà venga a vedere.» - E lo conducono nel salotto a vedè' la gattina tutta sparata; tutto conciato ogni cosa. Dice lui: - «Oh porca sudicia! Prendetela e buttatela in Arno!» - Non aveva detta questa parola e si trovò giù nella cantina, con la sposa accanto e senza mangiare nè nulla. Dunque lui fu costretto a scrivere al padre della moglie la disgrazia seguita, che mandasse a prender sua figlia perchè lui era ritorno un poero meschino.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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