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      Venere, avuta compassione di lei, le fece la grazia et le dette forma di bellissima giovane: mediante la qual forma et bellezza, essa ben tosto lo amante a letto si condusse. Or in questo stante, volendo Venere esperimentare se ella, mutata forma, avesse mutata natura, fece passare per il mezzo della camera un topo, verso il quale, subito saltata dal letto donna Gatta, corse per prenderlo. Di che sdegnata Venere, la ridusse immantinente nella sua pristina forma.» -
     
      [4] Per il, con il, forme viziose e riprese con ragione da' grammatici, che nè l'esempio di valorosi scrittori, nè l'uso generale potranno mai render commendevoli o vaghe. Massime al plurale, quanto son goffi que' peri che verdeggiano e que' coni che piramideggiano in quasi tutte le scritture moderne!
     
      [5] Senza dubbio di quella tela sciósciala ca vola, ricordata di continuo dal Basile nel Pentamerone. Raccontano che quando Re Carlo Alberto visitò Cuneo con la moglie, il consiglio comunale ragunato pensò bene fra le altre cose deliberate, d'invitare le signore a ricamare in oro un pajo di lenzuola pel letto della Regina, trovando troppo vulgari delle lenzuola di semplice tela, ancorchè della più fina battista. Si vera sunt exposita, lascio immaginare che nottata passasse la Maestà Sua sulle asperità e le scabrosità di que' ricami, e con quanti lividori s'alzasse la dimane dopo una notte insonne. Ma ne raccontan tante di que' di Cuneo in Piemonte, e su per giù le medesime si narran de' Bustocchi (cioè degli abitanti di Busto Arsizio) in Lombardia; e d'altri nelle altre regioni d'Italia.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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