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      » - Va alla festa e l'Uccellin Verdeliò lo lascia a casa. Entra nella festa. Appena i signori veggono questa bella signora (la faceva accecare da tutte le parti), il Re, figuratevi, principia a ballare con lei tutta la sera. Eccoti dopo che lei gli ha ballato tutta la sera, si ferma Sua Maestà; e lei si mette accanto alle sorelle. Mentre che lei gli è accanto alle sorelle, caccia fori un fazzoletto e gli casca un braccialetto. - «Oh Signora,» - dice la maggiore, - «Le è cascato questa roba.» - «Prendetelo per voi,» - dice. - «Oh se ci fossi la Cenerentola, chi sa che non fossi toccato a lei?» - Il Re aveva dato ordine, che quando andava via questa signora, stessero attenti dove stava di casa. Quando s'è trattenuta un poco, vien via dalla festa. I servitori figuratevi se erano attenti! Lei entra in carrozza e via. Lei si avvide d'essere perseguitata, la prende i quattrini e la comincia a buttarli via, fori della finestra della carrozza. I servitori ingordi, vi lascio dire, vedendo tutte quelle monete, non pensorno più a lei, si fermarono a raccattare i quattrini.[3] Lei la va al palazzo e sale su: - «Uccellin Verdeliò, fammi più brutta ch'io non so'.» - La vien così brutta, orrenda tutta, tutta cenere, bisognava vedere in che modo! Eccoti le sorelle che tornano: - «Ce-ne-reen-to-laa!» - «Oh lasciatela stare!» - dice suo padre - «la dormirà ora; lasciatela stare!» - Dunque le vanno su e gli fanno vedere questo gran bel braccialetto: - «Vedi, scimunita? Lo potevi aver te.» - «Non me ne importa nulla a me.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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