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      ) la si mette accanto alle sorelle; tira fori il fazzoletto e gli cade fori un vezzo, ma un vezzo tutto di carbonelle, bello! Dice la seconda sorella: - «Signora, Le è caduta questa roba,» - Dice: - «Prendetelo per voi.» - «Se c'era la Cenerentola, chi sa che non fossi toccato a lei! Eh ma domani sera la s'ha a far venire!» - Eccoti dopo un poco, lei la va via dalla festa. I servitori (figuratevi: pena la morte!) tutti attenti, eh! dietro! La principia a buttar tutta questa rena e rimangon ciechi. Eh, l'arena negli occhi, lascio dire! La va a casa, la smonta e va su. - «Uccellin Verdeliò, fammi più brutta ch'io non so'.» - La viene così brutta, uno spavento, ecco! Veniamo alle sorelle che tornano: - «Ce-ne-reen-to-laa!» - le principian di giù. - «Se tu sapessi, che la ci ha dato quella signora!» - «'Un me ne importa nulla!» - «Ma domani sera tu ci hai a venire!» - «Sì, sì! vo' l'areste aère!» - Suo padre dice: - «Andiamo a cena, e lasciatela stare: impertinenti proprio che voi siete! Venite a cena.» - Vanno a cena. Venghiamo a Maestà che sta aspettando i servitori perchè gli dicano dove sta di casa. Invece gnene riportan tutti ciechi, perchè s'ebbero a fare accompagnare, gua'! - «Briccona!» - dice. - «Questa signora o l'è qualche fata o dove avere qualche fata che la protegge.» - Eccoti il giorno dopo le sorelle: - «Cenerentola, t'ha' a venire stasera! Senti: l'è l'ultima sera, t'hai a venire.» - Suo padre: - «Oh lasciatela stare! siete sempre a tormentarla!» - Allora le vengon via e si mettono a prepararsi per la festa.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Cenerentola Verdeliò Maestà