» - Lei acconsente, gua', lo credo! Manda a chiamare il padre, le sorelle e le fa venire tutte nel palazzo. Concludono le nozze. Figuratevi, che feste belle, che cosa che fece a questo sposalizio! I servitori li fa de' maggiori del palazzo, quelli che avevano scoperto dove la stava, in ricompensa. Se ne vissero e se ne godettero e a me nulla mi dettero.
NOTE
[1] Cf. con la fiaba XVI: La Maestra, Il Liebrecht annota: - S. Lemcke's Iahrbuch XI, 385 meine Anmerkung zu dem cyprischen Mährchen N.° 2.» - È lo stesso argomento del trattenimento VI, giorn. I del Pentamerone: - «Zezolla, 'mmezzata da la Majestra ad accidere la Matreja; e credenno, co' farele avere lo patre pe' mmarito, d'essere tenuta cara; è posta a la cucina. Ma ppe' bertute de le fate, dapò varie fortune, sse guadagna 'no Re pe 'mmarito». - Cf. Pitrè (Op. cit.), XLI, Picuredda e XLII, Grattula-Beddattula (della quale il prof. Malato-Todaro ha data una versione Italiana nella Rivista Sicula di Palermo, vol. VIII). Bernoni (fiabe popolari veneziane) VIII. La Conza-Senare. Prima che il libretto e la musica di due Italiani, ringiovanissero la fiaba della Cenerentola e fin dall'anno M.DCC.LIX, fu recitata a Parigi una Cendrillon, parole dell'Anseaume, musica del La Ruette, che non incontrò gran fatto. Gli aneddotisti dànno per certo, che alcuni anni prima, il basso Thevenard, passando innanzi ad una calzoleria, stupisse della piccolezza elegante d'una pantoffola da ricucirsi; e che s'informasse dello indirizzo della padrona di quella calzatura; e volesse conoscerla; e se ne innamorasse perdutamente; e la chiedesse in matrimonio lì per lì, su due piedi; e non fosse in seguito nè più scontento, nè più infelice di tanti e tanti che hanno arrischiato il duro passo solo dopo mature considerazioni, ponderatamente.
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