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      Promettimi di non dir niente alla signora madre, altrimenti ti costa caro!» - Lei gli promette; ma dopo otto o dieci giorni chiede di parlare alla Regina. Dice: - «Ho una cosa da confidarvi, ma in secreto: mi raccomando che nessuno ci senta!» - «Venite pure» - dice la Regina - «nelle mie stanze.» - La ordina alla servitù che nessuno entri. - «Venga chissisia, la Regina non c'è.» - E dice alla nora: - «Dite pure, dite.» - Serra tutti gli scuri per paura che nessun la sentisse. - «Abbia da sapere, la sera il suo figlio, vedesse il bel giovinotto che egli è!» - «Ah!» - la fa la madre. - «Ma per amore di dio la prego a non palesarlo. Altrimenti, mi ha detto che la pagherò.» - «Ah!» - dice la madre - «La mia superbia è stata! e questo è il mio castigo.» - E vanno ognuna nel suo quartiere ed è finita: perchè lui, essendo fatato, sentì tutto. La sera va nella camera per andare dalla sposa e gli dice: - «Briccona, son queste le promesse?» - «Ah! ma io....» - dice. - «Chètati, insolente!» - Prende un ago calamitato[3] e l'ammazza. La more che non si distingue che è stata uccisa. Venghiamo alla mattina. La Regina non c'è, non s'alza, non chiama. I servitori giran la gruccia, vanno là e la vedon morta. Urli per il palazzo: - «Si vede che il porco l'ha soffocata!» - Credono che l'ha soffocata: una bestia, che volete! Più che mai la Regina madre gli rimane il rammarico, dicendo: - «Io sono stata causa di questo gran male, perchè se io non diceva quella parola, non aveva un figlio porco e non seguiva questo!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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