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      - «Tu non sai ch'egli è stato sposo il tuo sposo? Il tuo sposo gli ha preso moglie, lassù dove è andato. Tieni questa nocciòla. Quando sarai sulla piazza del Re, quando avrai ben camminato, non so in che posto, molto lontano, schiacciala. Verranno di gran galanterie, ma tanto belle. «La Regina» - dice - «se ne invaghirà; e ti domanderà quanto ne vuoi di queste belle cose. Tu devi dire: Una notte a dormire col suo sposo.» - Gli dà la nocciòla e va via, sparisce questa vecchia. - «Grazie! addio, addio!» - Cammina, cammina, cammina e la trova l'istessa vecchina, l'istessa[5] proprio: - «Poerina, dove vai?» - Gli fa tutto il racconto e questa vecchina gli dice: - «Sai! Tieni questa mandorla, fai lo stesso, stiacciala. Verranno di gran galanterie, ma tanto belle! La Regina se ne invaghirà; e ti domanderà quanto ne vuoi di queste belle cose. Tu non chieder quattrini: chiedi una notte a dormire con lo sposo.» - Quando l'è quasi per essere alla piazza gli si presenta un vecchino e gli dice l'istesso: - «Tieni» - dice - «questa noce. Vedi, tu ci hai pochino, vedi: l'è lì la piazza. Stiacciala questa noce e tu vedrai le galanterie che gli esce fori. La Regina se ne invaghirà e ti domanderà quanto ne vuoi di queste belle cose. Tu devi dire: Una notte a dormire col suo sposo.» - L'aveva consumato le sette paja di scarpe dì ferro, l'aveva consumato le sette mazze di ferro, l'aveva consumato i sette vestiti di ferro e l'aveva riempite tutte le fiaschettine di lagrime. Entra nella piazza e vede un palazzo: si mette a sedere in mezzo alla piazza e schiaccia la nocciòla.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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