Pagina (214/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E qui la Novellaja, che pur dianzi avea contate le ore alla italiana, le conta alla francese. Perchè già i due modi di contare sono in uso, e quando si adopera l'uno e quando l'altro. E mi pare di avere osservato, come per quel bisogno naturale che ha l'uomo di distinguere, per quello istinto che lo spinge a ricercar la chiarezza, acciò possa capirsi quando si parla all'italiana e quando alla francese, sia prevalso l'uso di aggiungere al numero la parola ore, quando si conta all'italiana; e di adoperare il numero assolutamente, quando si conta alla francese. Un'ora, due ore, tre ore, dodici ore, s'intende un'ora dopo le ventiquattro, due, tre, dodici ore dopo le ventiquattro, all'italiana. L'una, o il tocco, le due, le tre (antimeridiane o pomeridiane) significa una, due, tre ore, dopo mezzogiorno o mezzanotte, alla francese; le dodici, mezzogiorno o mezzanotte. - Voglio anche notar qui che il toscano divide l'ora in quarti e metà; ma non dice mai un terzo d'ora per venti minuti; com'è bell'uso meridionale.]
     
     
     
      XIII.
     
      IL LUCCIO[1].
     
      C'era una volta una donna vedova, che aveva una figliola. Dunque, questa donna la trova da maritarsi con un vedovo, che aveva una figliola anche lui; ma quella di lui era bella; ma tanto bella, che non si pole spiegare! Un giorno Sua Maestà era alla finestra. Vede questa bella ragazza. Dice: - «Bella questa ragazza! quanto mi piace!» - Queste due ragazze, una la tesseva e una la faceva cannelli: i cannelli della seta. Dunque, Sua Maestà entra in casa; picchia e va su.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Novellaja Sua Maestà Sua Maestà