» - «Sai? tu l'hai detto tanto benino, che ti vo' far la grazia.» - Batte la bacchettina e ritorna tutta la scatola come prima: serrata come l'era. La Prezzemolina va là a casa e picchia. - «Oh dio!» - dice - «È la Prezzemolina. Come mai non l'ha mangiata, la fata Morgana?» - Dice: - «Felice giorno» - la dice la bambina - «Ecco la scatola.» - Dicono le mamme: - «Che t'ha ella detto la fata Morgana?» - «La me l'ha data e m'ha detto: Fagli tanti saluti.» - «Eh» - dicono le fate - «abbiamo bell'e inteso! bisognerà mangiarla noi. Stasera, come viene Memè, gli si dice che la si deve mangiare.» - Eccoti la sera vien Memè: - «Sai?» - gli dicono - «la non l'ha mangiata, la Prezzemolina; la s'ha da mangiar noi.» - «Oh bene!» - dice lui - «oh bene!» - «Domani, quando l'ha fatte le sue faccende, gli si fa mettere al foco le caldaje, quelle grandi che si fa il bucato. E quando le bollan bene, in tutte e quattro la si butta dentro a cocere.» - Lui dice: - «Bene, bene, sì, sì; riman fissato così.» - Eccoti la mattina le vanno via loro e non dicon nulla; le vanno via come eran solite. Quando le sono ite, ite via, eccoti Memè dalla Prezzemolina: - «Sai» - dice - «oggi, a un'ora, le ti ordineranno di mettere al foco le caldaje, quelle grandi del bucato. E, quando le bollan bene, le ti diranno, chiamaci; le ti dicono: diccelo. E le ti buttan te a cocere dentro. E invece noi s'ha a guardare se ci si butta loro.» - Eccoti Memè va via e dopo poco tornan le fate: - «Sai» - dice - «Prezzemolina, quando s'è pranzato oggi, che t'hai fatte tutte le faccende, metti le caldaje, quelle del bucato, che si fa il bucato; e quando le bollan bene, chiamaci.
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