Figlia Petrosinella. L'Orca sse la piglia e la 'nchiude a 'na torre. 'No Prencipe ne la fuje, e 'nvirtù de trè gliantre gavitano lo pericolo dell'Orca; e portata a casa de lo 'nnammorato deventa Prencepessa.» - Ma il prosieguo ed il fine s'avvicinano piuttosto a lo Turzo d'oro (Tratt. IV Giorn. V) - Cf. Bernoni (Fiabe popolari Veneziane) XII. La Parzemolina. Pitrè (Op. cit) XX. La vecchia di l'Ortu. Gonzenbach (Op. cit.) LIII. Von der schönen Angiola.
[2] Cf. per questo particolare, Pitrè, (Op. cit.) XIX. Lu Scavre, XX. La vecchia di l'Ortu. Qui le fate, in altre versioni l'Orca o l'Orco, non fanno, minacciando di mangiarsi vivo vivo il furatore de' loro cavoli o del loro prezzemolo, la distinzione consigliata da Orazio satiro, il quale forse (chi sa?) alludeva a qualche fiaba analoga nello scrivere:
Nec vincit ratio hoc, tantundem peccet idemqueQui teneros caules alieni fregerit horti,
Et qui nocturnus divum sacra legerit.
Versi che trovo tradotti così in meneghino:
Donca convegnarii, che ona personnaLa qual la ve robbass in del giardin
Quatter mognagh o on pizzegh d'erba-bonna,
L'è minga de confond con l'assassin;
E che a grattav on sold in su la spesaL'è men del sacrilegg de robbà in gesa.
Vedi: Amicizia e Tolleranza , Satira , di Quinto Orazio Flacco , Esposta in dialetto Milanese , dal Dottore , Giovanni Rajberti , Et mihi dulces , Ignoscent, si quid peccavero stultus, amici , Milano , Dalla Tipografia di Giuseppe Bernardoni di Gio. , 1841.
[3] Forse il Demogorgone del quale il Berni, Orlando Innamorato, XLII, 29-30:
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