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      » - dice alla figliola. Questa poera ragazza la va via piangendo, pensando al suo stato. Eccoti il giovane la mattina viene a pranzo, questo briccone. - «Io» - dice - «ho di bisogno di sollecitare questo matrimonio. Io, che vole? è tanto che manco, ho bisogno di spicciarmi tornando al mio posto. Quando Lei vole, anche se La vole nella settimana, io sono pronto.» - Concludono le nozze; per farla più breve, si sposano; e l'assassino si trattiene altri due o tre giorni, non più. Il padre per regalo gli dà una scatola di gioje grande, ma grande, alla figlia a titolo di regalo. Un Re, avere una figliola sola e dargli solo una scatola di gioje! E va a accompagnarla per un pezzo di strada: gli sposi va accompagnare. E poi li lascia: - «Addio!» - «Addio!» - come si fa, - «A quando ci rivedremo.» - Quando gli è andato via, l'assassino comincia a imboscare; entrare nel bosco, ecco. Quando gli è nel bosco, gli pare d'essere sicuro, gli dice: - «Briccona, ti ricordi quelle sere, che io veniva là alla finestrina, e te urlavi: A il ladro! a il ladro!» - «Sì, me ne ricordo» - dice. - «Smonta di carrozza» - dice - «Ora è il tempo della mia vendetta. Spògliati!» - Sta poerina si sarà levata la veste; ma lui volle che si spogliasse ignuda, ignuda. - «Tutta nuda, tutta nuda!» - dice. Quando la fa ignuda, prende due pentole di lardo e l'unge tutta da capo a piedi; la lega a un albero e gli mette la scatola con le gioje a' piedi, con le mani legate da dietro e i piedi incrociati: messi in croce, si direbbe.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708