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      - «Volentieri» - dice - «accetterò.» - Costui accetta e stanno a pranzo tutti contenti. La Regina no, perchè la non voleva veder òmini. - «Via» - dice il Re - «si trattiene molto Lei qua?» - «Oh!» - dice questo assassino - «un pajo di settimane.» - «Se mi favorisse tutti i giorni di venire a mangiare una zuppa con me, Lei mi farebbe un gran regalo.» - Quando gli è il quarto giorno che andava a pranzo da Maestà, questo briccone ordina non so quante botti di vino tutte alloppiate; e bottiglie, una quantità d'ogni qualità, tutte alloppiate; e le manda al palazzo. Figuratevi la servitù che vede tutte queste botti di vino! Quando gli è l'ora del pranzo, che a tavola c'era bottiglie e loro ci avevano le botti: bevi ch'io bevo! Sua Maestà non fece che bere, ma una cosa da non la si poter credere, più di mezze le bottiglie. Quando è finito il pranzo, questo assassino vien via come le altre sere: - «Addio a domani; addio a domani.» - Quando gli è una certa ora, chi casca di qua, ubbriaco; chi casca di là: tutte le guardie erano alloppiate e Sua Maestà gli era più di loro: lo misero in letto. Venghiamo a questo briccone. Entra nel palazzo e vede una guardia qui addormentata, tutti addormentati. Va nella stanza su lesto, gira la gruccia e apre. Dice lei: - «Chi è?» - la Regina. Risponde l'assassino: - «Sono io, briccona.» - Gli dice: - «Adesso è il tempo della mia vendetta. Esci dal letto e va a prendere un bacino d'acqua, quando io mi laverò le mani intinte nel tuo sangue.» - Lei la va lì: - «Marito mio, svegliati!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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