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      » - Di lì a pochi giorni, eccoti càpita al palazzo un'ambasceria da parte della Regina madre a fine d'invitare l'Ostessina a portarsi in città con i due bambini, perchè la Regina mandava a dirgli che voleva fare la conoscenza della moglie del suo figliolo, come pure dei nipoti; e che non avesse paura di nulla; anzi sarebbe onorata al pari di una Principessa. L'Ostessina, minchiona com'era, credette sincere le profferte della Regina; per cui, presi con seco i ragazzi, uscì dal palazzo assieme cogli ambasciatori e venne alla città. Giunta alla presenza della Regina, ci trovò accanto anche la sua cattiva madre: tutte e due la caricarono d'improperî, e finalmente la Regina diede ordine alle guardie che l'Ostessina si arrestasse e si buttasse in prigione co' figlioli; e volendo ammazzarla e spergere con lei la sua generazione, si consigliò coll'Ostessa. La quale, per isfogare la invidia rabbiosa che la rodeva, gli disse che facesse bollire una caldaia di olio e lì dentro sulla piazza pubblica ci gettasse l'Ostessina ed i figlioli. Era dunque tutto pronto per il supplizio, e l'Ostessina si rassegnava ormai al suo fine, quando si ricordò dell'avviso del suo caro sposo. E siccome in prigione gli avevano lasciato il fagotto de' panni, lei levò via da quello il vestito co' sonaglioli e se lo messe. E arrivata che fu in piazza vicino alla caldaia dell'olio bollente, si dette a scoterli a tutto potere. Allo scampanellìo, eccoti comparisce il Re di galoppo sul suo cavallo. Veduto il brutto spettacolo e informatosi delle cose accadute, per la sua autorità di Re, comandò l'arresto della Regina e della Bella Ostessa.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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