Melibeo.
Gridate, pecore:
Be, Be; gridate ancor.
Filovevia.
Perchè mi leghi tuA questo tronco? Ahimè così s'ingannan le
Ninfe; così i pastori s'ubbediscono?
S'Ergasto non t'ha dato cotesto ordineDi levarmi l'onor, perch'io non abbia
Viso mai più di comparir tra gli uomini!
Melibeo.
Ninfa, non ti turbar, che non dei perdereL'onor qui, sta di questo sicurissima.
Ma ben è ver, che Ergasto tuo commessomiHa, ch'io ti debba in queste selve uccidere
(Che il desio di voler erbe è una favola):
Però, sostieni il colpo in pazienzia;
E s'hai da dir qualche cosa, spedisciti,
Acciò che io possa far poi questo ufficio.
Filovevia.
Or veggo ben, ch'Ergasto m'è amicissimo,
Ch'ha pietà del mio mal, poi che levarmeneVuol con la morte assai minor mal.
Melibeo.
GuardimiPur dio da tali amici!
Filovevia.
Io ti ringrazio,
Ergasto, de la tua pietà. RicordatiBen, che se vuoi la mia morte pensandoti
D'ingiurïarmi, t'inganni; che ingiuriaFai a te, non a me, però che sendo la
Mia vita, non più mia, ma tua, tu perdereDevi, non io. Dapoi, se del mio strazio,
Se del mio pianto ti pasci, perdendomiDi che ti pascerai? Corri pericolo,
Che 'l mio morir produca il tuo, mancandotiQuel cibo, onde tu vivi. Se per odio
Il fai, crudel, che dispiacer conosci tuDa me? se così affliggi quei che t'amano,
Che pena dei tu dare a chi t'ha in odio?
Ma che accadeva, o Melibeo, a questi arboriLegarmi? Non sai tu, ch'io son legata da
L'amor d'Ergasto con sì indissolubiliE forti lacci, ch'io non posso muovermi?
Melibeo.
Voglio dar morte al corpo, non a l'anima.
E perchè i buoi ch'io governo m'aspettano
| |
Ergasto Ergasto Ergasto Melibeo Ergasto
|