Pagina (304/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È troppo il vero, ahimè!
      Ersilia. Non sai, che sempre t'ho sovvenuto? Non ti ricordi, che ti ho difeso? Chi riparava a' tuoi danni, se non io? La mia borsa non ti fu sempre aperta? Che m'hai cerco, che non ti ho dato? Insino alle camice ti ho conce di mia mano.
      Magagna. È troppo il vero. Uh, Uh, Uh!
      Ersilia. Io ti faceva mangiar per tempo; ti serbavo anco le reliquie della tavola; ti ho riputato da fratello, ti ho amato da sorella; e ora tu, che dovevi essere il riparo della mia vita, il difensore della mia persona, hai animo di uccidere una povera innocente, infelice pupilla? Ahimè, come non piangi di compassione?
      Magagna. Non pianger più, chè mi tiri l'anima dall'antiporta del cuore. Io me ne pento: ecco qua il pugnale, uccidimi tu, perchè il torto è il mio, la ragione è tua; ovvero mettiamo mano al rimedio per salvar l'uno e l'altra.
      Ersilia. Il rimedio è facile. Lasciami andare, ch'io ti prometto partirmi di qua, con78 proposito di non ritornarvi mai più.
      Magagna. «Aspetta, pensa e poi fa» - dice il proverbio. Come faremo, che io mi trovo promesso alla Signora di portarle la vostra testa con i vestiti insanguinati? E se io non eseguisco a punto quanto mi ha detto, oltre il pericolo d'esser cacciato, perdo l'occasione di copularmi con essa. Perchè, per dirla, s'era appuntato fra di noi, che uccisa Ersilia, io, arso per amarla, entravo al suo arsenale, cioè che me la pigliavo per mogliera.
      Ersilia. Or lascia fare a me. Non conosci tu quel sarto, che pratica di continuo in casa, ed era tanto amico della buona memoria di mio padre?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Ersilia