Magagna. Conosco.
Ersilia. Costui tiene un figliuolo, che scolpe al naturale. Andremo a casa sua, e con bell'arte faremo accomodare una testa, che rassomigli naturalmente alla mia, con la quale e con le mie vesti insanguinate, mostrerai alla Signora di avermi uccisa, che le basterà solamente di veder quella testa, e poi la nasconderai dove ti piacerà. Ed io dall'altro canto mi vestirò da uomo, tingendomi 'l volto e le mani da Moro per non esser conosciuta; e così tu averai l'intento tuo, e io ancora il mio; perchè, sotto quell'abito finto, cercherò di servire o di seguire dovunque il mio dolcissimo Camillo.
Magagna. Buona, buona! Mi piace, affè. Il negozio è riuscibile. Andiamo in casa del sarto; ed acciò non siamo conosciuti per istrada, alzati la veste, levati questo manto, mettiti la berretta e la cappa mia; che io, mettendomi il tuo manto, parrò vedova sconsolata in veste negra, e voi Marfisa in abito succinto.
La bella Fiorlinda; cioè: l'innocenza depressa e poi gloriosa; ossia: la Moglie giudice e parte, è una storia popolare diffusissima. In essa troviamo un episodio analogo a quello che ne occupa. Il principe di Gaeta si crede a torto burlato dalla moglie; e per liberarsene, manda a chiamare un marinaro e gli ordina di parar di nero due filuche.
- «Senti» - gli disse, - «imbarcherai mia moglieCon due sue damigelle, empie canaglie;
E quando in mezzo79 al mar l'onda ti accoglie,
Nell'acqua tutt'e tre fa che le scaglie.
Lagrime non curar, nè finte doglie,
Perchè le donne sono tutte quaglie,
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Moro Camillo Marfisa Fiorlinda Moglie Gaeta
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