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      Dunque ognuno la portava. E quello della vasca, che andiede alla vasca, non c'era che una rana.
     
      - «Rana, Rana!» -
      - «Chi è, che mi chiama?» -
      - «Checchino[2], che poco t'ama.» -
      - «M'amerà, m'amerà,
      Quando bella mi vedrà.» -
     
      E uscì un pesce dalla vasca, e prendeva questo fagottino in bocca e rientrava nella vasca: e dentro c'era scritto un polizzino: - «Quindici giorni a cucire questa camicia.» - E dopo quindici giorni tornava Checchino a prender la camicia e richiamava la solita rana.
     
      - «Rana, Rana!» -
      - «Chi è, che mi chiama?» -
      - «Checchino, che poco t'ama.» -
      - «M'amerà, m'amerà,
      Quando bella mi vedrà.» -
     
      E risortiva i' solito pesce cor[3] i' fagottino della camicia in bocca; fatta benissimo, preciso, molto meglio che quelle delle altre due. E poi i' padre, naturale, vede che quella lì era cucita meglio, ma non ostante, non persuaso, gli diede ancora una libbra di lino a filare per uno ai suoi figli, che ciascuno la portasse alla sua sposa, chè chi l'avesse filata meglio sarebbe stata la prima sposa a entrare in casa, perchè voleva che tra loro non c'entrasse gelosia. E gli dà i' tempo quindici giorni. Checchino andiede alla vasca.
     
      - «Rana, Rana!» -
      - «Chi è, che mi chiama?» -
      - «Checchino, che poco t'ama.» -
      - «M'amerà, m'amerà,
      Quando bella mi vedrà.» -
     
      E uscì i' solito pesce dalla vasca; e prendeva questo lino in bocca, e dentro c'era un polizzino, scritto: - «Quindici giorni a filare questo lino.» - E dopo quindici giorni Checchino tornava alla vasca a dimandare.
     
      - «Rana, Rana!» -
      - «Chi è, che mi chiama?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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