La bottegaja guarì e fu consegnata a i' padre di questa figlia, che era divenuto Re, perchè aveva sposata la Rana. La presono, la feciono ricercare della figlia e a chi l'aveva venduta; e la murarono in un muro, lasciato fuori i' busto solo. E tutti i giorni doveva andare a portargli da mangiare la sua nipote di lei che l'aveva venduta (e che l'avevano ritrovata) per ricordargli i' suo delitto. E campò quattro anni e poi morì.
Stretta la foglia e larga la via,
Dite la vostra, chè ho detto la mia.
NOTE
[1] Annota il Liebrecht: - «Dazu K-M, n.° LXIII, Die drei Federn; Radloff I, 8. Der Kaufmann (vgl. Schiefner in der Vorrede, Seite XIII); und bei den Hindus sieh Asiatic Journal, n.° 19. p. 143-150. Stephens und Afzel. Svenska Folk-Sagor, etc. zu n.° XVII, Den förtrollade fästemän, wozu auch gehört n.° XV, Den fördrollade Grodan.» - Vedi Pitrè, Op. cit. XLVI. La Jmmiruta.]
[2] Perchè il verso torni, va letto e detto Checchin, apocopando. Ma la novellatrice diceva Checchino, ed ho scritto Checchino.]
[3] Cor per con. Uno stornello di Roccastrada nel Sanese dice:
In mezzo al mar che c'è un pesce preteAccompagnato cor un altro abate:
Bella 'un vi si pol dir, brutta non siete.
[4] Le rane però non son mica pesci.]
XXI.
LA MAESTRA.[1]
C'era una volta marito e moglie che avevan due bambine. Ma eran figliole d'un'altra moglie che quest'omo aveva avuta prima e che era morta. Le mandavano a scola: sapete bene, i ragazzi! Suo padre andava a accompagnarle e a riprenderle queste bambine. La maestra gli piaceva quest'omo, il padre delle bambine, di molto, ma di molto; ne era innamorata proprio.
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